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La Storia

Il Castello di Galeazza - fortezza, rifugio, rinascita

Nel cuore della pianura emiliana, là dove il confine tra le province di Bologna, Ferrara e Modena si dissolve in un intreccio di terre fertili e corsi d'acqua, si erge il Castello di Galeazza. La sua storia affonda le radici nel XIV secolo, tra le ombre delle lotte di potere e la luce della rinascita, attraversando secoli di guerre, trasformazioni e, infine, tornando a nuova vita dopo la devastazione del terremoto del 2012.

Le origini - il sogno di Galeazzo Pepoli

Era il 1353 quando l'abate Diodato del Monastero di Nonantola cedette in enfiteusi un'ampia porzione di terra alla nobile famiglia Pepoli. Fu Galeazzo Pepoli (Bologna, 1350 – 1415), condottiero e uomo d’armi, a vedere in quelle terre non solo un'opportunità, ma una visione: la creazione di un avamposto che fosse al tempo stesso fortezza e rifugio, simbolo della sua grandezza e del suo desiderio di radicarsi in una terra ancora contesa.
Nella battaglia di Marino del 1379, Galeazzo Pepoli, come capitano di ventura,  combatté nella Compagnia di San Giorgio al fianco di Alberico da Barbiano a sostegno di papa Urbano VI nella lotta contro l'antipapa Clemente VII che sconfitto si ritirò ad Avignone. Galeazzo, per aver contribuito alla vittoria delle forze papali, venne insignito del titolo di Cavaliere di Cristo dal pontefice e forte del suo valore scelse la vita privata decidendo di costruire sui terreni di proprietà proprio quella torre che diventerà il cuore pulsante di Galeazza e alla quale darà un significato particolare d'amore verso la moglie Anna dedicandole un torricino costruito sulla sommità, come un fiore di pietra rivolto al cielo, segno tangibile del loro legame.

Da avamposto a residenza - un’evoluzione segnata dalla storia

Per la sua posizione strategica, la torre di Galeazza divenne un punto di riferimento nelle dispute territoriali tra Bologna, Ferrara e Modena. Inizialmente una roccaforte difensiva, col tempo si trasformò in residenza di caccia per i Pepoli, che ampliarono i possedimenti e diedero vita al borgo della Galeazza. Segno della sua importanza è la sua rappresentazione nella celebre "Galleria delle Carte Geografiche" nei Palazzi Vaticani, affrescata tra il 1580 e il 1585.
Ma la vita di Galeazzo Pepoli non fu priva di turbamenti: nel 1386 fu bandito da Bologna per aver ordito una congiura contro i Bentivoglio nel tentativo di diventarne signore. Solo nel 1402, con l’aiuto del Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, riuscì a rientrare, ottenendo il titolo di castellano di Cento. La proprietà rimase ai Pepoli fino alla seconda metà del XIX secolo, testimone silenziosa di secoli di mutamenti.

Il rinnovamento ottocentesco - il sogno neogotico

Nel 1870 il Castello di Galeazza passò nelle mani di Alessandro Falzoni-Gallerani, facoltoso cittadino centese, banchiere e letterato. Uomo dai mille interessi, amante della poesia e dell’enigmistica, nonché grande appassionato di cavalli da trotto, decise di trasformare il castello in una dimora ispirata alle romantiche atmosfere medievali, in linea con il gusto neogotico che imperversava in Europa. Affidò il progetto al conte ingegnere Annibale Bentivoglio, che ridisegnò la struttura, ampliandola e conferendole l’aspetto fiabesco che ancora oggi la contraddistingue.
Anche il giardino subì un’importante trasformazione, passando dallo stile bolognese a quello all’inglese, con alberi secolari e angoli di rara bellezza. In questo scenario, Falzoni-Gallerani ospitò artisti, poeti e intellettuali, tra cui l’amico Giosuè Carducci.
Ma uno dei capitoli più affascinanti legati a questo periodo riguarda Vandalo, il "Re del trotto". Cavallo considerato indomabile dal Re Vittorio Emanuele II, che lo restituì all’allevatore, fu proprio Falzoni-Gallerani a scoprirne il potenziale, addestrandolo con pazienza e associandogli un cagnolino per calmarne il temperamento. Il risultato? Vandalo divenne una leggenda, con oltre trecento vittorie, simbolo di una nazione che stava muovendo i primi passi verso l’unità.

Il castello nel Novecento - cultura e distruzione

Dal 2003 al 2012, il Castello di Galeazza divenne la sede di "Reading Retreats in Rural Italy", un’associazione culturale fondata da Clark Anthony Lawrence. Artisti, musicisti e scrittori si riunivano tra le mura del castello per creare e condividere idee, mentre il giardino ospitava alberi e piante rare, trasformando il luogo in un’oasi di ispirazione.
Ma la notte del 20 maggio 2012 cambiò tutto. Il terremoto che devastò l’Emilia colpì con violenza anche il Castello di Galeazza, lesionando le strutture e rendendolo inagibile. Il colpo di grazia arrivò il 29 maggio, quando le scosse successive ne causarono il crollo parziale. Le immagini delle sue mura sventrate fecero il giro del mondo: il castello che per secoli aveva resistito alle guerre e al tempo si trovava ora a un passo dalla rovina.

La rinascita: il castello oggi e il futuro

Ma la storia di Galeazza non poteva finire così. Grazie ai fondi della Regione Emilia-Romagna, tra il 2019 e il 2024 il castello è stato oggetto di un attento consolidamento e della ricostruzione di una parte della proprietà. Le pertinenze, le stalle e i magazzini sono ancora in attesa di rinascere, ma l’anima del castello è salva.
Oggi il Castello di Galeazza è un simbolo di resistenza e rinascita, di storia e futuro che si intrecciano. Le sue mura portano i segni del tempo e delle battaglie vinte, ma guardano avanti, pronte ad accogliere nuove storie, nuove voci e nuovi sogni. Come un cavallo da corsa che, dopo una caduta, trova la forza di rialzarsi e correre ancora. Perché Galeazza, come il suo Vandalo, non si arrende mai.