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La Chiesa

La Chiesa di Santa Maria dei Pepoli - fede, storia e comunità

Origini e Fondazione

La chiesa di Galeazza ha radici che affondano nel lontano 1408, quando Galeazzo Pepoli, un nobile influente, ha fondato un piccolo borgo in un terreno preso in affitto dall'abate di Nonantola. Questa pratica di concessione di terre è conosciuta come "enfiteusi". Galeazzo non solo ha creato un abitato, ma ha anche bonificato le terre circostanti, contribuendo a trasformare la zona in un luogo fertile e vitale.
Allo stesso tempo, Pepoli ha dato inizio alla costruzione di una chiesa dedicata a Santa Maria. Questo non era solo un gesto religioso, ma anche un modo per unire la comunità attorno a un luogo di culto. Nel 1574, la nuova chiesa è diventata ufficialmente una parrocchia, diventando un centro spirituale per gli abitanti del borgo.

La Grande Ricostruzione del 1871

Con il passare degli anni, la comunità di Galeazza è cresciuta e così anche le esigenze dei suoi abitanti. Nel 1852, don Ferdinando Maria Baccilieri diventò il parroco e si dedicò a migliorare la chiesa. Sotto la sua guida, nel 1871, la chiesa venne completamente abbattuta e ricostruita.
Questa iniziativa fu resa possibile grazie al generoso contributo di Alessandro Falzoni Gallerani, un uomo che desiderava ringraziare Dio per una grazia ricevuta, legata all'incolumità del figlio, dopo un evento che mise in pericolo la sua vita.
La nuova chiesa fu progettata in modi più ampi e con una facciata elegante, simbolo di un rinnovamento che infondeva speranza nella comunità. Questa ricostruzione rappresentava non solo un miglioramento architettonico, ma anche un rilancio della fede e della comunità.

Decorazione e Restauro nel 1926

La chiesa di Galeazza continuò a subire miglioramenti nel tempo. Nel 1926, i figli di Massimiliano Scaramelli e Violante Lipparini si impegnarono a restaurare e decorare l'interno della chiesa. I loro sforzi resero la chiesa ancora più bella e accogliente, contribuendo a riflettere l’importanza della fede e della tradizione nella vita quotidiana delle persone. Questo intervento dimostrava quanto fosse fondamentale preservare non solo il luogo di culto, ma anche la cultura e la storia della comunità.

Rinnovamento negli Anni '90

Arrivando agli anni '90, si presentò l'esigenza di nuovi interventi di restauro. La chiesa necessitava di aggiornamenti per garantire il comfort dei suoi frequentatori, così i lavori di restauro iniziarono e si svolsero nel corso del decennio. Durante questo periodo, il pavimento fu sollevato per consentire l'installazione di tubazioni per il riscaldamento, e fu posata una nuova pavimentazione che riprendeva lo stile ottocentesco, ma con materiali moderni.
In aggiunta, venne installata una nuova bussola lignea, migliorando l’efficienza energetica ed esteticamente l'accesso alla chiesa. Questi lavori si completarono nel 1999, coincidente con la beatificazione di don Ferdinando Maria Baccilieri fondatore delle Serve di Maria, un ulteriore legame tra la chiesa e la comunità.

Ristrutturazione Post-Sisma (2012 - 2017)

Nel maggio 2012, la chiesa subì danni dovuti a forti terremoti che colpirono la zona. Questo evento segnò un capitolo difficile nella storia della chiesa ma portò a una mobilitazione della comunità. I lavori di ristrutturazione che seguirono inclusero il rinforzo delle mura e il consolidamento degli intonaci danneggiati.
Durante questi interventi, la chiesa fu chiusa al culto per garantire la sicurezza dei fedeli, ma la determinazione della comunità permise un rapido recupero. Finalmente, il 1 luglio 2017, la chiesa di Galeazza riaprì le sue porte, accogliendo di nuovo i fedeli e diventando un simbolo di resilienza e unità per tutti.

Un Luogo di Bellezza Architettonica e Spirituale

Oggi, la chiesa di Galeazza, situata di fronte al castello di Galeazza e accanto al convento delle Serve di Maria, è un luogo dove storia, fede e comunità continuano a vivere insieme.
Visitarla significa immergersi in secoli di tradizione e cultura.
 


litografia di E. Corty tratta da "Le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna", tomo I, 1844, n. 96